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Ho sempre avuto bisogno di dare un senso a ciò che mi accadeva, cercare un luogo sicuro dove confinare i miei pensieri, le mie paure, e stare lì, non semplicemente per un mero sfogo, ma per cercarne un significato. Quando ero poco più di una bambina il mio diario divenne quel luogo dove entravo, a fare a me stessa una sorta di psicologia di emergenza, ad assistermi umanamente, tramutando quel mio sentire, fatto di grandi emozioni, di traumi e persino di orrori, nella scritta parola. Tanti hanno studiato e sperimentato, anche su sé stessi, come lo psicologo James Pennebaker l’enorme potere della scrittura espressiva per uno stato di benessere dell’individuo. Quando a soli otto anni conobbi le ingiustizie degli uomini e la morte di mio fratello, di soli undici anni, cominciai a scrivere, scrivere… soprattutto poesie. Soddisfacevano la mia urgenza, il mio silenzioso urlare, il dolore della mia anima che mi stava sedeva accanto e si interrogava sul senso della vita. Scrivere, come leggere, conduce in un posto dove potrà entrare sempre, anche furtivamente, un raggio di sole!

Antonella Brindisi

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